Il lutto fa parte della vita normale di tutti noi, ed è indubbiamente uno degli eventi più dolorosi che può toccarci. Non importa l’età di chi muore, il dolore è direttamente proporzionale all’amore che proviamo per chi ci lascia, indipendentemente dai suoi anni di vita. Come superare il senso di colpa, di vuoto e smarrimento che sentiamo quando perdiamo una persona amata?

MI SENTO IN COLPA
Non esiste un modo giusto per vivere il lutto. Ciascuno di noi lo vive in modo diverso, ma una sensazione che proviamo quasi tutti è il senso di colpa verso il defunto, per diversi motivi:
- abbiamo paura di non aver fatto abbastanza per lui, prima che morisse
- pensiamo di non averlo protetto al massimo delle nostre possibilità
- crediamo di avergli detto troppe poche volte quanto lo amavamo
- sentiamo di non meritarci la possibilità di continuare a vivere
- pensiamo di dover continuare a stare male per sempre e di non aver diritto a provare ad andare avanti
Siamo profondamente arrabbiati perché doveva succedere a noi. Le nostre emozioni sono sabbie mobili dentro le quali continuiamo a dimenarci e più ci disperiamo, più andiamo a fondo e la nostra voglia di vivere si spegne. Smettiamo di fare progetti: non abbiamo più uno scopo.

RIMETTERE INSIEME I PEZZI
Per non farci inghiottire dalle sabbie mobili, abbiamo bisogno di aiuto, di trovare qualcuno con cui piangere tutte le nostre lacrime e urlare tutto il nostro dolore e la nostra rabbia. Possiamo affidarci ad uno psicologo o a una persona della quale abbiamo stima, con la quale poter parlare senza la paura del giudizio.
Il cuore è in frantumi e non conosciamo nessun modo per rimettere insieme i pezzi. È in questo momento che dobbiamo tirare fuori le unghie, il coraggio e aggrapparci al ricordo, per riemergere e ricominciare a sperare e a credere nella vita.
Questa parte è difficilissima. Vivremo momenti in cui ci verrà voglia di mollare tutto e momenti di enorme energia e vitalità. Ci sembrerà di essere sulle montagne russe dove le emozioni e la volontà di azione, subiscono salite e discese rapide e inaspettate. La cosa più importante è ritrovare uno scopo e investire tempo ed energie su quello. Attenzione, questo non significa “andare avanti”, ma “passare attraverso”, cioè vivere profondamente il nostro dolore per poi tornare a credere che siamo ancora qui per un motivo per il quale vale la pena impegnarci.
Accogliere il nostro dolore, imparare a fare pace con il nostro senso di colpa e a mantenere vivo il ricordo, ci aiuteranno ad adattarci all’assenza della persona cara, facendola rivivere in ogni nostro gesto e parola.
È vero ciò che scrive Simona Di Giovanni, psicologa: “Il lutto è un processo attraverso il quale impariamo ad amare la persona in assenza, dopo averla amata in presenza”.

IL MIO SCOPO
Io non sono una psicologa, ma di lutti ne ho vissuti tanti e quello che più mi ha stravolto la vita è la morte di mia nipote Anna, che si è spenta a 16 anni in un incidente stradale. Mi si è capovolta la vita. Quelli che ti ho scritto, sono quindi consigli che nascono dal mio vissuto, dalla mia esperienza, dal confronto con professionisti nel campo psicologico, dai corsi sulla gestione del lutto ai quali ho partecipato dopo la morte di Anna e dalla lettura di tanti libri che trattano questo argomento.
Quello che ho vissuto mi ha fatto molto riflettere su qual è il mio ruolo qui, in questa vita e ho capito che il mio scopo è quello di contribuire a togliere quel velo di tabù che ricopre il tema del lutto e che ci fa sentire in imbarazzo a parlarne. Vorrei davvero che le persone si sentissero più libere di esprimere quello che provano e smettessero di reprimere le loro emozioni per il senso di colpa e la paura del giudizio.
Cerco di sensibilizzare con alcuni articoli del mio blog e con il mio albo illustrato “La vita oltre il seme” con il quale aiuto gli adulti a parlare di lutto ai bambini. Spero possa esserti di aiuto e conforto anche la mia storia.
Mi ha davvero colpita la frase dove dici che non bisogna “andare avanti”, ma “passare attraverso” il dolore. Quanto è vero!
Ho perso diverse persone a me care, e il loro ricordo è ciò che mi ha sempre aiutata a superare i brutti momenti, è un modo per continuare a farli vivere attraverso noi.
Ho perso mio padre da molto piccola, e credo di non aver mai superato quel lutto proprio perché non ho ricordi legati a lui. Per una vita mi son sempre sentita dire che io ero la figlia fortunata, perché non avendolo conosciuto non poteva mancarmi, ma la parte più dolorosa è proprio l’assenza di ricordi..
Cara Federica,
È proprio come dici: attraverso i ricordi le persone che amiamo rimangono vive e le sentiamo vicine.
Quando questi non ci sono, è tutto più difficile perché manca un’àncora alla quale aggrapparci, nei momenti bui, per ritrovare equilibrio e speranza.
Mi dispiace molto che tu non abbia avuto il tempo di vivere il tuo papà e di poter creare quell’àncora.
Se puoi e te la senti, fatti raccontare di lui, di chi era, dei suoi progetti e delle sue passioni. Se ci sono foto, guardale con chi lo ha conosciuto, con chi può spiegarti chi era. Certamente questo non potrà colmare il vuoto che senti, ma potrà aiutarti a scoprire che uomo era e, forse, a riconoscere un po’ delle sue caratteristiche in te.
Non è mai facile trovare le parole giuste per consolare chi ha vissuto un lutto, ma credo sia un po’ superficiale e molto razionale definirti “fortunata”. Se si lascia spazio al cuore, si comprende subito che non è fortunato chi non ha avuto la possibilità di conoscere il suo papà.
È un lutto grande il tuo e credo che “passarci attraverso” possa aiutarti a dargli una forma, un confine, un’identità per così sentire meno la mancanza.
Ti abbraccio!
Francesca
Ciao Francesca purtroppo capisco come si vive!
Io sono una mamma con un angelo nel cielo da 18 anni e da 16 con tre bellissime bimbe arcobaleno, sai non ne parlo mai del mio lutto perchè tengo a tenerlo per me!
Purtroppo non si vive più ma si sopravvive.
Un abbraccio.
Cara Giovanna,
che dolore grande porti dentro, grazie per averlo condiviso.
Non deve essere facile trovare la forza di alzarsi dal letto ogni giorno. Certamente le tue tre figlie sono uno sprone a non fermarti, ma con tuo figlio, un pezzo di cuore se n’è andato e non potrà mai essere ricostruito. Mi sono resa conto che noi, che abbiamo vissuto un’esperienza di lutto molto forte, rischiamo di vivere in automatico, compiendo quotidianamente le nostre routine, ma con un cuore in parte congelato, per sentire meno il dolore, tenere a bada le emozioni e mostrare che “va tutto” bene anche se dentro siamo a pezzi. Mostrare la nostra vulnerabilità ci mette a disagio e ci sembra più semplice sorvolare su quello che ci urla il cuore. Ho imparato che ogni tanto è sano ascoltare il cuore, lasciare che ci faccia piangere, urlare, arrabbiare. È sano lasciare spazio a sentimenti difficili da gestire per noi e non sempre comprensibili agli altri. È sano dire “chissenefrega” di quello che pensano gli altri e dirci chiaramente: “Io sto male!”.
La vita non è facile e ci propone delle prove che avremmo evitato volentieri. L’unica cosa che possiamo fare è raccogliere i nostri pezzi di cuore, ricostruirlo nel miglior modo possibile e “passare attraverso” per rimanere ancorati al ricordo e poter vivere un pochino più leggeri, quando si può…
Ti abbraccio
Francesca
“Accogliere il nostro dolore, imparare a fare pace con il nostro senso di colpa e a mantenere vivo il ricordo, ci aiuteranno ad adattarci all’assenza della persona cara, facendola rivivere in ogni nostro gesto e parola”
Mi sembra l’unica strada percorribile. Grazie per averlo espresso così bene.
Ciao Monica!
Questa strada è quella che mi ha permesso di non farmi travolgere dal dolore e trattenere con forza il bello di tutto ciò che ho vissuto con Anna.
Spero possa essere di aiuto a tutti coloro che cercano conforto per aver perso una persona amata.
Un abbraccio!
Francesca