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Sei qui: Home / lutto/morte/emozioni/bambini / Death Education

Death Education

6 Febbraio 2022 di Francesca Biavardi 4 commenti

“Death Education” ti dice qualcosa? Io ne ho scoperto l’esistenza  dopo la morte di mia nipote Anna. Quando ho iniziato ad approfondire il tema della morte e del lutto mi si è aperto davanti un mondo nuovo, nel quale trovare confronto, conforto, approfondimenti e risorse.

La Death Education, letteralmente “educazione alla morte”, è un insieme di attività educative, organizzate per facilitare la comprensione della morte e della perdita. È un cammino che ha lo scopo di far riflettere e stimolare il confronto su un tema difficile, sul quale manca frequentemente la disponibilità alla condivisione.

Un percorso di Death Education può essere condotto con l’affiancamento di un professionista o in autonomia, può anche essere proposto ad un gruppo precostituito di bambini, ragazzi o adulti. Non c’è un percorso giusto o sbagliato in assoluto perché ciascuno di noi ha il suo personale modo di vivere il lutto. La cosa migliore, sia che si lavori individualmente o che si proponga un percorso ad un gruppo, è coinvolgere uno psicologo che possa guidarci, ma questo non esclude che si possano contemporaneamente leggere libri sull’argomento, seguire corsi di approfondimento, partecipare a conferenze, webinar e a gruppi di auto mutuo aiuto. Lasciare spazio al confronto con chi ha vissuto un lutto diverso dal nostro e dedicarsi a momenti di personale studio e approfondimento, credo sia la modalità che porta più velocemente al raggiungimento della consapevolezza necessaria ad una evoluzione personale più rapida e concreta. Mentre è molto facile trovare libri che trattano l’argomento e professionisti disponibili a seguirci individualmente, non lo è per niente trovare corsi e gruppi di auto mutuo aiuto. Il lutto e la morte sono argomenti trattati quasi di nascosto, ma non smettere di cercare e con un po’ di pazienza troverai ciò che ti è utile. In fondo a questo articolo ti lascio link utili allo scopo.

ESPERTI DI DEATH EDUCATION
Gli psicologi possono indubbiamente darci gli strumenti giusti per affrontare il lutto in modo più consapevole, ma è compito di tutti “educare alla morte”. Non c’è un’età giusta nella quale iniziare a parlarne con i bambini; non ci sono il luogo e il momento giusto per confrontarsi con altri adulti. C’è semplicemente la volontà di farlo, nel rispetto del dolore dell’altro e con parole adatte all’età del nostro interlocutore. Lo so, la paura più grande è non avere la risposta pronta, soprattutto quando sono i nostri bambini a farci le domande. Attenzione, nessuno ha detto che devi sapere tutto, è ammesso rispondere: “Non lo so”. Meglio un “Non lo so” che tergiversare con delle non-risposte, perché questo atteggiamento porterà il bambino a sentire che siamo a disagio, con la conseguenza che non ci proporrà più l’argomento e cercherà da solo le risposte, rischiando di perdersi in fantasie o supposizioni molto lontane dalla realtà.  

LA PERDITA NELLA QUOTIDIANITÀ
In questi ultimi due anni, la pandemia ha reso molto evidente quanto siamo impreparati, impauriti e senza strumenti per poter affrontare il lutto. Se però ci fermiamo un attimo a riflettere, la vita che ogni giorno affrontiamo è costellata di conquiste, ma anche di perdite: potremmo trovarci a dover salutare un caro amico che va a vivere lontano o a perdere un posto di lavoro o ancora ad accettare la fine di una relazione. Tutti questi esempi sono forme di perdita, che in qualche modo cerchiamo di superare nel corso della nostra esistenza. Com’è, allora, che non riusciamo a parlare di questo argomento nonostante nella nostra vita spesso ci ritroviamo inconsapevolmente a gestirlo?

PAURA DELLA MORTE E DEL MORIRE
Cosa ci spaventa tanto della morte da non poter instaurare tra noi un confronto aperto? Sicuramente l’incertezza. Sappiamo quali sono le nostre condizioni di nascita perché ci sono state raccontate, ma non conosciamo quelle della nostra partenza e questo è difficile da digerire. In un mondo dove tutto è pianificato e calcolato in ogni piccolo dettaglio, non avere il controllo è difficile da accettare e forse è per questo che i riti religiosi di commiato sono meno partecipati e non esiste un rito civile che, solitamente, se non è per la volontà e il coraggio di un famigliare, si svolge in modo freddo e frettoloso. Ci verrebbe da pensare che tutto questo sia conseguenza del Covid, che indubbiamente ha peggiorato le cose, ma se ci riflettiamo un attimo, anche prima eravamo meno coinvolti nel momento del “saluto comunitario”, situazione invece fondamentale per alleggerire un po’ il cuore, farci sentire accolti e darci il tempo di sostare, vegliare, salutare il defunto e abbracciare il dolore. Allora cosa si può fare per essere più pronti e meno travolti quando dobbiamo affrontare una perdita?

PREPARARSI AL LUTTO E ALLA MORTE
La chiave per evitare un trauma legato alla perdita di una persona amata è prepararsi. Proprio così: ci possiamo preparare anticipatamente a vivere un lutto, quando tutti stanno bene, quando non si prospetta la morte di nessuno. Infatti la Death Education si configura come un percorso che può avere tre livelli:

  • primario, quando le problematiche riguardanti la morte non sono presenti o vicine nel tempo;
  • secondario, quando la morte è in prossimità;
  • terziario, quando la perdita è già avvenuta.

È sicuramente difficile, ma molto importante, iniziare un’educazione alla morte precocemente e sarebbe utile introdurre laboratori di Death Education nei percorsi educativi dei nostri bambini e ragazzi, rendendo naturale il dialogo su questo argomento.

Educare alla morte, limite naturale dell’esistenza, migliora la nostra consapevolezza sul valore della vita, nella quale accogliamo spontaneamente la gioia e invece fatichiamo ad accettare il dolore e la perdita. Vita e morte sono strettamente collegate e non può esistere l’una senza l’altra. Se sapremo accettare la nostra “finitezza”, accogliere le nostre debolezze e imparare l’arte della gratitudine, la vita sarà un grande regalo.

LINK SUGGERITI
Vi lascio i link di alcune associazioni che si impegnano a fare Death Education per grandi, adolescenti e piccoli, scuole e famiglie. Vi suggerisco di dare un’occhiata.

http://www.ilrumoredellutto.com/
https://www.unosguardoalcielo.com/
https://www.mariabianchi.it/
https://associazionestay.wordpress.com/

Se vuoi approfondire il motivo che mi spinge a parlare di morte e lutto, ti suggerisco di leggere https://francescabiavardi.it/la-vita-oltre-il-seme-libro/

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Categoria: lutto/morte/emozioni/bambini

Articolo Precedente: «Ricordo di un defunto SENSO DI COLPA E LUTTO
Articolo Successivo: Parlare di morte ai bambini, si può? »

Interazioni con il lettore

Commenti

  1. Federica

    7 Febbraio 2022 a 17:34

    Sempre interessantissimi i tuoi articolo Francy!! Come scrivi tu, probabilmente è questa sempre più predominante mania del controllo che ci porta ad essere sempre più destabilizzati dagli avvenimenti che non possiamo prevedere.. illuminante!!

    Rispondi
    • Francesca Biavardi

      7 Febbraio 2022 a 19:42

      Ciao Federica!
      Grazie!
      Avremmo tanto bisogno di rallentare, non solo per essere meno destabilizzati dagli eventi imprevedibili, ma anche per poterci godere più a fondo la vita, che è un soffio.
      A presto!
      Francesca

      Rispondi
  2. Jessica

    8 Febbraio 2022 a 15:06

    Ciao Francesca. É il primo articolo che leggo su questo argomento e per me é un mondo completamente nuovo, nonostante nella vita é capitato di dover affrontare un lutto. É davvero interessante perché spesso si arriva troppo tardi a pensare a come comportarsi o come spiegare le cose, invece il tuo consiglio di prepararsi ed educarsi al lutto e alla morte é davvero utile. Grazie mille

    Rispondi
    • Francesca Biavardi

      8 Febbraio 2022 a 23:02

      Ciao Jessica!
      Grazie per questo tuo feedback.
      Non siamo abituati a pensare che si possa fare prevenzione sul tema del lutto, ma se vogliamo un po’ proteggerci dal dolore e sostenere i nostri bambini ad affrontarlo, è importante riflettere su come lo viviamo.
      Un abbraccio!
      Francesca

      Rispondi

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