“Mamma, tu non muori vero?”
Questa è stata la prima domanda che mi ha fatto mio figlio sul tema della morte. Aveva 4 anni e piangeva disperatamente. Cosa fare? Fuggire rispondendo in modo vago o accogliere la sua paura e affrontare l’argomento? Io ho scelto la seconda opzione.
Tra poco ti spiego in che modo e perché. Parlare di morte ai bambini è difficile, ma è la scelta migliore che possiamo fare per la loro serenità.
COME SPIEGARE LA MORTE AI BAMBINI
La domanda di Simone mi ha spiazzata. Stavamo cenando, era un momento tranquillo, non avevamo vissuto lutti in quel periodo e, dal nulla, mi pone una domanda inaspettata. Non ero assolutamente preparata. Il mio abbraccio non calma il suo pianto e i suoi occhi cercano rassicurazione.
Nella mia testa mille pensieri: se gli dico la verità sarà ancora più disperato, ma non posso promettergli di essere eterna, se mi succedesse qualcosa sarebbe completamente impreparato. In pochi secondi devo scegliere quale posizione prendere e, soprattutto, devo mantenerla nel tempo.
Sono cresciuta in una famiglia molto religiosa, ma è giusto crescere un figlio convincendolo in una vita oltre la morte sulla quale anch’io non ho certezza e nutro talvolta dei dubbi? Come si fa a parlare di morte ai bambini?
Faccio un profondo respiro e scelgo di dirgli la verità, di dirgli quanto viviamo nella finitezza e nell’incertezza del nostro destino.
Eh va beh Francesca, ma mica puoi raccontarglielo con queste parole incomprensibili alla testolina di un 4enne…
La concretezza mi viene in soccorso: il mio sguardo cade sulla mela che ho in mano e le parole escono da sole: semplici, chiare, calde e avvolgenti.
“Simone, vedi questa mela che stai per mangiare? Anche questa è morta: l’abbiamo staccata dall’albero e sta per finire nella tua pancia. Ma se la guardi bene dentro, racchiude dei semini. Da quei semini nasceranno nuovi alberi e su questi nuovi alberi sbocceranno tanti fiori, che diventeranno frutti e si trasformeranno poi in mele dolci e colorate. Ricorda, quando qualcuno muore sparisce solo dai tuoi occhi, ma rimarrà sempre nel tuo cuore e nella tua mente. Lì vivrà per sempre.”
Queste parole lo calmano e la serata si rasserena.
LA VITA TI RIPROPONE GLI EVENTI CHE DEVI ANCORA AFFRONTARE NEL PROFONDO
Un anno dopo, in un incidente stradale, muore mia nipote Anna. Aveva 16 anni. Inutile dire quanto fossimo impreparati a questo evento e quanta disperazione abbia invaso la nostra mente e il nostro cuore. Avrei voluto tenere tutto il dolore per me, piangere per conto mio e non parlare con nessuno, ma come gestire l’accaduto con Simone?

LA VERITÀ SULLA MORTE
Tenerlo all’oscuro di quello che era successo era una via fallimentare: siamo una grande famiglia e avrebbe sicuramente sentito parlare di Anna da nonni, zii, cugini, amici, ma la verità era troppo dolorosa e renderla accettabile ad un bambino di 5 anni mi sembrava impossibile. Avevo scelta? No: se volevo preparare Simone ad affrontare l’argomento senza spaventarlo, dovevo dirgli la verità, mostrando inevitabilmente la mia vulnerabilità, il mio dolore e la mia tristezza, cercando di tenere a bada la mia disperazione. In fondo lui sentiva già il mio, il nostro dolore. Usare parole semplici, adatte alla sua età, per spiegargli quello che era successo mi è sembrata l’unica via percorribile. Poi mi sono messa in una posizione di ascolto e ho lasciato spazio alle sue domande. Non è stato facile, perché essere disponibili al dialogo ti obbliga a dare risposte e quando non le hai, è dura. Credevo però che tenerlo all’oscuro di quello che stavamo vivendo avrebbe fatto male a lui, che non avrebbe capito cosa stava succedendo, e a noi, che ci saremmo trovati a dover continuamente giustificare lacrime e tristezza.
QUALI MODALITÀ PER PARLARE DI MORTE BAMBINI
Il bambino ha bisogno della nostra autenticità e della verità perché “sente” che sta accadendo qualcosa che ci fa star male, ancora prima che decidiamo di coinvolgerlo: percepisce il clima di tristezza e dolore che lo circonda. Non ci sono modi giusti o sbagliati per parlare di morte in assoluto, ma c’è il nostro modo, che sarà tagliato su misura per la sensibilità del nostro bambino. Rendiamoci disponibili al confronto per evitare che il bambino si inventi risposte a domande sulle quali noi tergiversiamo. È una modalità pericolosa, perché lo porta a conclusioni fuorvianti, non aderenti alla realtà e dolorose da gestire da solo. Inoltre le bugie “hanno le gambe corte” e quando verranno scoperte, il bambino sentirà di essere stato imbrogliato e inizierà a non fidarsi più dei grandi e a nascondere i suoi sentimenti più profondi.
Piuttosto che negare la realtà, accettiamo di rispondere con un: “Non lo so”, una frase difficile da digerire per noi adulti, ma che ci rende umani agli occhi di nostro figlio.
EDUCARE ALLA MORTE
I bambini, quando ci propongono il tema della morte, spesso ne hanno già fatto esperienza indiretta nei cartoni animati, nei videogiochi, nelle favole e nelle conversazioni tra i genitori. A volte l’hanno anche già vissuta direttamente con la perdita di un animale da compagnia. La difficoltà quindi, non è tanto come proporre l’argomento, quanto essere sinceri nell’affrontarlo. Se vuoi approfondire l’argomento, ti suggerisco di leggere il mio articolo dedicato alla Death Education.
LE PAROLE GIUSTE PER PARLARE AI BAMBINI DEL DOLORE
Non esistono parole giuste in assoluto, tutto dipende dalla sensibilità del nostro bambino e dalla sua età.
È importante sapere che:
- fino ai 3 anni il bambino non comprende il concetto di morte, ma sente comunque lo stato d’animo di chi è accanto a lui ed è quindi necessario rassicurarlo mostrandogli che il nostro amore per lui non cambia.
- dai 3 ai 6 anni i bambini provano sofferenza per la perdita di una persona amata e credono che possa tornare. Iniziano a fare domande in modo più consapevole ed è importante dare risposte coerenti e realistiche.
- dai 6 agli 8 anni iniziano a comprendere che morire è un evento reale e definitivo e questo può rendere per loro difficile la gestione delle emozioni, che possono sfociare in comportamenti aggressivi o di forte tristezza.
- dagli 8 agli 11 anni la morte è percepita chiaramente come la fine della vita, ma è ancora difficile per i bambini gestire quello che emotivamente scatena questa consapevolezza.
- dopo gli 11 anni l’elaborazione del lutto è più matura, ma è importante rimanere sempre aperti al confronto e al dialogo.

REAZIONI DEI BAMBINI AL LUTTO
A distanza di tre anni dalla morte di Anna, posso dire che la scelta di essere stati sinceri con Simone su quanto era successo, è stata quella giusta. È un bambino che parla di morte con serenità e di sua cugina con tanta dolcezza e sensibilità. Certamente, allora, non eravamo convinti che fosse la scelta perfetta e non sapevamo cosa avrebbe generato in lui, ma ci sembrava l’unica possibilità.
Non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo. C’è chi si arrabbia,chi diventa aggressivo, chi manifesta problemi di sonno e alimentazione. La cosa più difficile da fare, ma la più utile, è rimanere in una posizione di ascolto, cercando di comprendere che sono comportamenti legati alla situazione che il bambino sta vivendo. Se lo riteniamo utile, chiediamo aiuto ad uno psicologo, agli insegnanti o agli allenatori per mettere in campo tutte le forze disponibili, con lo scopo di aiutarlo a ritrovare equilibrio e serenità.
La morte è un evento naturale che fa parte del ciclo della vita di tutti noi, ma non ne parliamo mai perché ne abbiamo profondamente paura. Farcela “amica” è l’unico modo per vivere in pienezza ogni momento della nostra vita.
Il dialogo che ho avuto con Simone sulla mela è diventato un Albo illustrato dopo la morte di Anna e lo trovi qui https://francescabiavardi.it/la-vita-oltre-il-seme/
Parlare di morte ai bambini non è facile, parole semplici e illustrazioni ci possono aiutare.
Ciao Francesca, sono rimasta molto sorpresa da questo articolo. Il lavoro più difficile per noi genitori è proprio quello di non sapere come reagire e come spiegare ai nostri figli degli eventi che già per noi adulti sono difficili da superare. L’esempio della mela mi ha lasciata stupita, in senso positivo, per la semplicità della spiegazione e allo stesso tempo per quanto sia stato adatto come esempio per questo specifico evento. Purtroppo non possiamo controllare queste cose, ma è giusto prepararsi, soprattutto quando arrivano domande inaspettate dai nostri figli e quello con cui concordo in assoluto con te è di essere sempre sinceri, ovviamente utilizzando parole in base alla situazione, ma la sincerità ha sempre la meglio.
Grazie mille per questo articolo.
Jessica
Ciao Jessica!
Dico sempre che fare i genitori è un mestiere molto difficile, soprattutto se si vuole essere madri e padri presenti, attenti e sensibili.
Quando poi ci troviamo a dover affrontare argomenti come la morte, tutto si complica ulteriormente.
Per fortuna la concretezza, a volte, ci viene in soccorso e personalmente mi ha aiutata, con l’esempio della mela, a rendere tangibile un concetto difficile da comprendere per un bambino di 4 anni.
Credo che la sincerità e l’empatia, siano strumenti fondamentali per crescere figli consapevoli e sereni.
Un abbraccio!
Francesca
Ciao Francesca, tema sempre difficile e doloroso soprattutto quando noi adulti non abbiamo elaborato lutti e i dolori che ne conseguono. Quindi diventa difficoltoso trovare le parole giuste per rispondere alle domande dei bambini. E articoli come questo non possono che aiutarci a trovarle, le parole.
Ciao Silvia!
Verissimo: tanto dipende da quanto noi adulti abbiamo elaborato i nostri lutti.
Dovremmo davvero partire da lì per poter essere pronti a rispondere a tutti i dubbi dei nostri bambini quando ci porranno domande sulla morte.
Grazie per questa tua riflessione!
Un abbraccio
Francesca
Un articolo molto bello, delicato sebbene l’argomento trattato sia difficile e quasi innanutale da affrontare. Ma concordo con la tua scelta di dover raccontare del ciclo della vita anche ai bambini. Le parole e i toni sapranno essere adatti.
Ciao Samantha!
Grazie per il tuo feedback.
Trovare le parole giuste per confrontarsi con i bambini sul tema della morte, è davvero difficile.
Credo che sincerità, empatia e ascolto siano fondamentali per crescere bambini sereni e consapevoli.
Un abbraccio
Francesca
Bellissimo articolo per un argomento davvero difficile, ma come sempre trattato con la delicatezza che ti contraddistingue.
Io non ho figli, e queste sono proprio quelle situazioni dove l’unica reazione che potrei immaginare sarebbe alzare gli occhi al cielo e chiedersi: “E adesso??”.
Credo che la sincerità sia la soluzione migliore in qualsiasi situazione, e i bimbi sono sempre più avanti di quanto noi crediamo.
Federica
Ciao Federica!
La sincerità è molto dolorosa, ma sicuramente la scelta vincente.
Compassione verso noi stessi e tanta umiltà ci aiuteranno a trovare le parole giuste per rispondere a quel “E adesso?”
Un abbraccio
Francesca