Qualche giorno fa mi sono ritagliata un po’ di tempo per portare Simone in biblioteca. Di solito va sempre con il papà perché a me piace sottolineare, fare le orecchie e scrivermi appunti sui libri, quindi li compro. Devo poi confessare che sono una frana nel rispettare i tempi di riconsegna, quindi preferisco non mettermi in una situazione imbarazzante del tipo che mi chiamano dopo 2 mesi per sollecitare il reso e mi vergogno profondamente. Quindi evito di prendere libri in prestito.
Questa volta volevo farmi consigliare dalle bibliotecarie, avere tempo di consultare i testi da loro proposti, ricercarne personalmente tra gli scaffali della biblioteca e poterne leggere qualche pagina prima di decidere se tenerli o no. Volevo sfogliarli con calma e lasciarmi rapire da immagini e testi senza farmi condizionare dalla posizione strategica sugli scaffali.
Ricercando tra i libri che affrontano l’argomento del lutto, ho sentito un brivido lungo la schiena quando ho avuto tra le mani “Il paradiso di Anna” scritto da Stían Hole, di Donzelli Editore.
A catturare la mia attenzione è stato subito il titolo, che richiama il nome di mia nipote Anna, morta in un incidente stradale (te ne ho parlato qui). Quando ho iniziato a sfogliarlo e a perdermi tra le parole, ho ritrovato alcuni elementi in comune tra il mio vissuto di morte e quello raccontato in quelle righe.
Mi sarei aspettata un libro che parla di come una ragazza trascorre la vita in paradiso e invece Anna è una bambina che perde la mamma e si trova a dover sostenere il papà nel passaggio di accettazione della morte. Anna è la via per superare il dolore della perdita. Anna è seme di rinascita per il suo papà e per se stessa.
Siamo abituati a pensare che i bambini debbano essere protetti e non possano affrontare certi argomenti come quello del lutto. Questo libro ci insegna il contrario: Anna compie un percorso di consapevolezza e accettazione della morte di una persona a lei profondamente cara e guida in questo cammino anche il suo babbo. I bambini hanno risorse straordinarie che usano con semplicità e spontaneità. Abbiamo tanto da imparare da loro.
Anna non è pronta ad andare al funerale della sua mamma. Ha bisogno di fare un viaggio magico e straordinario prima di andare in chiesa. Il papà, che inizialmente sembra avere fretta, rallenta e accetta di partecipare al viaggio. Cercano la mamma tra paesaggi surreali e domande scomode sul paradiso, su Dio e su come si trascorre il tempo quando non si vive più sulla Terra. Alla fine del viaggio sono pronti a lasciarla andare.
La cosa più disarmante di tutto il libro è il grande coraggio di Anna che, con autenticità e naturalezza, si fa guida e faro per chi è rimasto al suo fianco.
“Mamma diceva che gli uccelli sono fiori che volano e il girasole è il fratello più piccolo del sole”.
Dopo la morte di mia nipote, il girasole è diventato per me un simbolo di speranza e di amore verso la vita (trovi qui qualche dettaglio in più). Ritrovarlo in un libro che tratta il tema della morte, nel quale la protagonista del racconto è una bambina dal nome Anna, è stato per me un tuffo al cuore.
“Il paradiso di Anna” è un albo illustrato dalle immagini curate e ricercate, che affronta il tema del lutto combinando perfettamente realtà e fantasia, colori e ombre, parole leggere e parole profonde. È un libro ricco di spunti di riflessione adatto a tutti.
Se vuoi fare un viaggio di scoperta, ti invito a leggerlo!
Fammi poi sapere cosa ne pensi e se hai qualche altro titolo da suggerirmi non esitare a scrivermelo!
Buona lettura!
“Il paradiso di Anna” di Stian Hole Ed. Donzelli