Ho riflettuto spesso sulla parola “PAURA”. Ho provato a capire come descriverla e rappresentarla, ma questa breve parola racchiude tantissimi stati emotivi e non ho trovato un solo stile che potesse ricrearne al meglio tutte le sue sfumature.
Nel corso delle mie ricerche su questo argomento, ho scoperto il libro “Che paura” di Barbara Frandino. L’autrice suggerisce come conoscere, rispettare e gestire i diversi volti della paura, senza farci paralizzare dalla loro presenza.
Nel libro, l’illustratrice Lucia Zappulla, rappresenta ogni paura come un mostriciattolo colorato e divertente che ha un suo identikit, un nome scientifico e un soprannome. Di lui si conoscono i luoghi abitati, i punti deboli, i sintomi provocati e viene riportato anche dove è stato visto per l’ultima volta.
Ogni capitolo si propone di far conoscere una particolare paura, parlare di essa attraverso un racconto e infine suggerire attività da svolgere con i bambini per farci un po’ amicizia.
La paura che mi ha colpito di più, è quella della morte. Se conosci la mia storia, sai, che l’argomento “lutto” mi sta molto a cuore: ho perso mia nipote in un incidente stradale e credo sia importante confrontarci su questo argomento e smetterla di schivarlo. Se ti va di sapere qualcosa in più leggi qui.
L’autrice la chiama Horror Pereundi, detta Perry e la rappresenta come un mostriciattolo peloso, con occhi e denti bianchissimi e un ciuffo sulla testa. Nel racconto che segue l’identikit di Perry, conosciamo Paride e Penelope. Sono due bambini che raccontano la morte della loro nonna Clelia e imparano a ritrovarla anche quando non c’è più fisicamente in volti, gesti, abitudini, gusti e profumi.
Alla fine del racconto viene proposta un’attività di yoga nella quale si aiuta il proprio bambino a concentrarsi sul momento presente, sul “qui e ora” per poter assaporare le proprie emozioni. Poi si sposta l’attenzione su un obiettivo personale e ci si impegna con coraggio e determinazione nel raggiungerlo. Le attività proposte, ci obbligano a dare spazio alla nostra parte spirituale e a trascurare, per un attimo, la nostra parte razionale.
Mi sono ritrovata molto nella modalità suggerita dall’autrice per superare un lutto: credo profondamente che chi non è più presente fisicamente rimanga comunque nelle nostre vite grazie al suo ricordo e alla sua espressione attraverso i nostri ricordi, i nostri gesti e le nostre parole. Questo è quello che ho voluto insegnare a mio figlio Simone quando gli ho spiegato cosa è successo a sua cugina Anna.
Tra tutti i mostriciattoli presentati nel libro, ne ho già individuati tre che presenterò presto a Simone: Horror Absolvendi Pensor, che rappresenta la paura di fare i compiti, Metus Omnium Iudicii, che impersona la paura del giudizio e Fastidium Saponis con la paura di lavarsi… Sarà tutta un’avventura!
Barbara Frandino è giornalista, sceneggiatrice, scrittrice ed insegnante di yoga. Tiene corsi dedicati ai ragazzi per imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni attraverso esercizi di yoga.
Conoscevi questo libro? Ti ha fatto risuonare qualche paura in particolare? Quali paure ti capita più spesso di dover affrontare? Quali paure hai affrontato con tuo figlio? Se hai da suggerirmi un altro libro che affronta lo stesso argomento sarò ben felice di aggiungerlo alla mia libreria!
Intanto ti lascio i riferimenti a “Che Paura” di Barbara Frandino, Fabbri Editore