Introduzione
Ci sono argomenti di cui non è facile parlare tra adulti, figuriamoci parlarne ai bambini.
Ci sono dolori così grandi che non sappiamo gestire noi adulti, come può un bambino affrontarli?
Per questo noi grandi, con l’intento di proteggere i nostri bambini, tendiamo a tenerli lontano da certi temi come la morte, la malattia, la separazione.
Ma come affrontare la situazione quando ci tocca da vicino?
In questo articolo ti racconto la mia esperienza su come ho affrontato il tema del lutto con mio figlio e ti presento Tabù di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, che fornisce strategie e strumenti per vivere il tema della perdita.
I lutti del passato
Ho vissuto tanti lutti nella mia vita: dalla perdita dei nonni, alla morte improvvisa di uno zio per una cardiopatia e quella di un altro zio, morto dopo una lunga malattia. Sono state tutte perdite molto dolorose, ma quando è morta mia nipote, ho vissuto il lutto in modo completamente diverso.
Sicuramente il fatto che lei avesse 16 anni e morisse prima di me, che ne avevo 38, mi faceva sentire l’ingiustizia di quanto stessi vivendo, ma non era solo questo.
Tutti gli altri lutti li ho vissuti con il supporto della mia famiglia, ma potevo scegliere se e cosa condividere: potevo decidere se parlarne, se comunicare il mio dolore, se farmi vedere piangere o potevo mettere su una bella maschera, far finta che tutto in qualche modo funzionasse e poi disperarmi nei momenti di solitudine. Oggi so che non avevo un approccio funzionale al dolore, ma per me, in quel momento, la cosa fondamentale era andare avanti anche se, per farlo, dovevo nascondermi o cercare di ignorare quello che provavo.
L’importanza di comunicare la verità e la vulnerabilità
Quando è morta mia nipote Anna, era tutto diverso: avevo un figlio ed aveva solo 5 anni.
Mi sono trovata nella situazione di non sapere se fosse giusto dirgli quello che era successo, non sapevo come dirglielo, ma soprattutto non sapevo come avrebbe reagito e se sarei stata in grado di consolarlo, visto che non riuscivo a consolare nemmeno me stessa. Volevo proteggerlo da tutto il dolore che stavamo provando ed evitare che vedesse e sentisse la mia sofferenza. Sapevo poi, con certezza, che mi avrebbe fatto un sacco di domande e che non avrei saputo cosa rispondere alla maggior parte di esse.
Ero spaventata!
Mi sono informata, ho cercato di capire quale fosse la cosa giusta da fare, ma trovavo suggerimenti discordanti: chi diceva non dirgli niente, chi digli tutto, chi ancora suggeriva di dirgli una mezza verità.
Che fare???
…Io e mio marito, dopo tante riflessioni, abbiamo deciso che Simone dovesse sapere la verità: i bambini sentono oltre le parole e Simone aveva già capito che era successo qualcosa ed eravamo turbati. Abbiamo poi valutato che il rischio che sentisse parlare dell’incidente di Anna da nonni, cugini, zii, amici era troppo elevato e non volevamo essere genitori che mentono, anche se con la buona intenzione di proteggerlo. Infine avevamo capito che non saremmo stati in grado di reggere una bugia. Non avevamo quindi molte possibilità se non quella di raccogliere tutto il nostro coraggio, scegliere parole adatte alla sua età e raccontargli quello che era successo.
Come avevamo previsto, Simone ci ha sommersi di domande e a tante abbiamo dovuto rispondere “NON LO SO”: “Non lo sappiamo perché è successo”, “Non lo sappiamo perché è successo proprio a lei” e si, abbiamo pianto insieme.
Da quel momento ho deciso che più nessuno si sarebbe dovuto sentire solo in una situazione del genere: ho deciso che i bambini vanno preparati ad affrontare la perdita, prima che avvenga davvero, qualsiasi essa sia (il trasferimento di un caro amico, la perdita dell’animale domestico, la morte di qualcuno che si ama profondamente). Prepararli significa ammettere che la morte fa parte della vita, che se ne può parlare e che non deve essere considerato un tabù.
Tabù e le sue frasi ispiratrici
Dopo la morte di Anna, ho iniziato a studiare ed approfondire il tema del lutto e dell’intelligenza emotiva. Ho fatto molti corsi e letto tanti libri riguardanti il tema del lutto, ma oggi ho scelto di parlarti di Tabù perché è un libro che oltre a proporre spunti di riflessione, presenta storie di vita vera nelle quali rispecchiarsi e suggerisce attività che hanno lo scopo di promuovere un’educazione famigliare al tema della perdita e di incentivare l’alfabetizzazione emotiva.
Le attività e gli spunti qui descritti sono pensati soprattutto per voi, per sostenervi, magari in un momento difficile nel quale voi stessi faticate a dare significato a quello che state vivendo, con la proposta di alcuni modi possibili per esprimere quello che sentite confusamente dentro. Avere le parole giuste da proporre a un bambino, sapergliele offrire nel momento in cui è disponibile a recepirle, saperle dire con una modalità in grado di sintonizzarsi con i suoi bisogni emotivi più profondi: sapere fare tutto questo, nel momento del dolore, è davvero un’impresa titanica. Ma non è impossibile. (cap.II Trovare parole e spunti a partire dalla quotidianità)
Abbiamo bussato a tante porte nei giorni della perdita di Anna per capire cosa fare e nessuno (professionisti e non), ci ha accolto con queste parole, ci ha detto: “È possibile”, è possibile affrontare tutto, insieme, se vi mettete in sintonia e in ascolto del vostro dolore, dei vostri bisogni e vi donate il tempo di consolarvi e lasciarvi consolare.
Se vi immaginate come dei compositori o dei direttori d’orchestra, in questo capitolo troverete diversi strumenti per costruire una nuova armonia. Spetta a voi il compito di metterli insieme, di scegliere che melodia è bene suonare e con che stile farlo. I vostri figli – o studenti – hanno bisogno del vostro intuito, si affidano a voi nel momento del bisogno e sta a voi dosare leggerezza e interrogativi profondi, risonanza dei vissuti dolorosi e ricerca di nuove felicità. I bambini si fidano e si affidano a voi. (cap.II Trovare parole e spunti a partire dalla quotidianità).
Oggi, posso dire che siamo stati dei bravi compositori e siamo riusciti a costruire una nuova armonia. Oggi so che abbiamo fatto la scelta giusta per come è nostro figlio, per la sua sensibilità per la sua capacità di elaborazione, ma allora non sapevo davvero come sarebbe andata.
Tabù
Tabù è un libro completo, ricco di spunti di riflessione e di suggerimenti pratici. Ecco cosa manca spesso: la pratica. Si ok, so razionalmente che è giusto fare in un certo modo, ma come si fa in pratica?
Tabù offre la pratica! Permette di vedere le cose da una prospettiva nuova, da importanza all’ascolto delle emozioni e alla crescita personale, perché prima di essere genitori siamo persone e dobbiamo iniziare da quello che proviamo e viviamo noi, dobbiamo lavorare sui nostri vissuti per essere più consapevoli di chi siamo, dei nostri valori e della direzione che vogliamo dare alla nostra vita e per conoscere i punti di forza che possiamo mettere in campo quando siamo di fronte a momenti di difficoltà.
Tabù offre suggerimenti da calare nella quotidianità, fornisce attività pratiche da svolgere da soli, con i figli o con dei compagni di classe; racconta storie di vita vera, per aiutarci a immedesimarci, entrare in empatia e trarre spunto dai vissuti di altri bambini e famiglie; spiega come rassicurare e far sentire protetto un figlio anche quando si vive nella tempesta; suggerisce titoli di film, libri e spettacoli teatrali per soli adulti o per adulti e bambini per affrontare il tema del lutto e della separazione. Parla a genitori, ad insegnanti (i due capitoli finali sono tutti per loro!) e a tutti coloro che operano nell’ambito della relazione d’aiuto (psicologi, counselor, coach…).
Conclusione
Tabù è un libro ricco di riflessioni che passano, con estrema fluidità, dalla teoria alla pratica, dove il punto di accordo è l’importanza di dare ai bambini un’educazione sul tema della perdita, non solo nel momento in cui ci si trova a viverla.
Leggete queste pagine come un allenamento in grado di potenziare la vostra muscolatura emotiva, per essere pronti quando i vostri figli vi chiameranno per affrontare le loro paure e per rispondere alle domande che portano nel cuore.
Se ti ho fatto venire voglia di leggerlo, ti lascio qui il link Tabù