In questi ultimi giorni mi sono sentita un po’ a disagio per quello che un nuovo virus ha scatenato nel nostro modo di relazionarci e vivere.
Un po’ di paura ce l’ho anch’io e credo che sia umano averne, ma è come reagiamo ad essa che fa la differenza.
La reazione umana è strana e imprevedibile. Quando lasciamo che la paura prenda il sopravvento, perdiamo di vista ciò che è logico fare e rischiamo di perdere il controllo.
Il mio lavoro mi porta a stretto contatto con bambini e adulti ed era inevitabile che ci venisse richiesto di indossare la mascherina. Un gesto semplice e di tutela ma che mi ha messo inizialmente molto a disagio perché, per me, comunicare attraverso una maschera non è come comunicare a volto libero.
Ieri ho lavorato buona parte della giornata con la mascherina. Durante una valutazione logopedica, ad un bimbo di 4 anni, mi sono resa conto che mi osservava con aria interrogativa. Nella mia testa comunicavo normalmente, ma lui poteva solo sentire la mia voce e vedere i miei occhi. Tutta la mia mimica facciale gli era invisibile.
Ed ecco che in un attimo torno a 10 anni fa, quando durante una seduta di Logopedia, una bambina ha iniziato ad imitare ogni mia espressione del volto. Era il mio specchio.
Subito pensavo mi stesse prendendo in giro. Poi ho capito che le veniva spontaneo imitare le mie espressioni facciali e che era per lei il risultato del totale coinvolgimento nell’attività che le stavo proponendo.
In quel momento mi sono resa conto di quanto usassi in modo spontaneo, naturale e senza controllo la mimica facciale e di quanto fosse importante per me. Senza essa, la mia comunicazione sarebbe stata incompleta.
Mi rendo conto che periodicamente mi succedono cose che mi ricordano di quanto sia importante questo aspetto: dal collega che mi guarda e ha già capito cosa penso, al bimbo che mi osserva con occhi divertiti mentre gioco con lui, all’amica che prima che io apra bocca mi chiede: “Cosa c’è che non va?”.
Il volto parla.
Non solo il mio, ma quello di ognuno di noi. Racconta cosa proviamo, cosa pensiamo, dove siamo con la mente in quel momento, se siamo sintonizzati o no sulla stessa frequenza del nostro interlocutore.
Se potessimo avere sulla testa tanti fumetti, vedremmo scritti i pensieri che il nostro volto racconta prima delle parole.
Ma quanto spesso ci soffermiamo ad osservare un volto? Quante volte salutiamo i nostri colleghi, amici, amori, guardandoli veramente negli occhi? Quante volte ci fermiamo a studiare le espressioni di chi abbiamo accanto? Quanta attenzione dedichiamo a capire cosa nasconde uno sguardo?
Impariamo a guardare con testa e cuore e non solo con occhi distratti!