…”Il problema è quando ci lascia” dice una delle signore.
Tre donne, sedute a un tavolo accanto al mio in un bar, parlano tra loro. Non parlano di ricette, di lavoro o di programmi per il fine settimana, ma di qualcosa di più profondo.
Si riferiscono a Tobi, il cane di una di loro. Il nipote è molto affezionato all’animale e la nonna si sta già ponendo una domanda difficile: come farò a dirglielo quando succederà?
Ciò che mi sorprende non è tanto il contenuto della conversazione, ma il fatto che stiano affrontando l’argomento in anticipo, prima ancora che la perdita avvenga.
Viviamo in una società che tende a evitare il discorso sulla morte. Lo rimandiamo, lo nascondiamo, quasi sperando che, non parlandone, non accadrà mai. Ma non funziona così.
Quella nonna, invece, ha scelto di affrontare la realtà con lucidità e consapevolezza. E questa sua scelta mi ha fatto riflettere profondamente.
Perché ci spaventa parlare della morte?
Esistono due tipi di persone: chi evita di pensare alla morte fino a quando non la incontra, e chi sceglie di affrontarla, anche solo come pensiero, per prepararsi e preparare gli altri.
Nel nostro immaginario collettivo, la morte è vista come una cesura definitiva, un evento traumatico che distrugge e annienta. Per questo tendiamo a proteggerci e, ancor più, a proteggere i bambini dall’idea della perdita.
Ma è davvero la strada giusta?
Parlare della morte non significa evocarla, né vivere nel timore costante di ciò che verrà. Significa, piuttosto, accettare che è parte della vita e imparare a darle un senso.
La frase di Maria, quella nonna che riflette con le amiche su come comunicare la morte del suo cane al nipote, mi ha colpito perché ci mostra un’alternativa possibile: invece di aspettare che il dolore ci travolga impreparati, possiamo provare a costruire una consapevolezza che aiuti a gestire quel momento con più serenità.
I bambini e la perdita: un amore senza filtri
Chiunque abbia visto un bambino con il proprio animale domestico sa quanto possa essere puro quel legame.
Non servono parole. C’è la carezza spontanea, la corsa nel prato, lo sguardo complice mentre si condivide un pezzo di biscotto. C’è la sicurezza di un amico che è sempre presente, senza giudizio, senza condizioni.
E proprio perché questo legame è così autentico, la prospettiva della perdita può risultare destabilizzante.
Gli adulti spesso temono la sofferenza dei più piccoli e, per proteggerli, evitano di affrontare certi temi. Si inventano storie, minimizzano, cercano di spostare l’attenzione.
Ma i bambini sentono. Sentono l’assenza, sentono il dolore non detto, sentono il cambiamento.
E allora, cosa succederebbe se invece scegliessimo di parlarne? Se insegnassimo ai bambini che la morte non è qualcosa da temere, ma un passaggio naturale della vita?
Preparare i bambini al lutto: un atto di amore
Parlare della morte di un animale domestico quando è ancora in vita non è pessimismo, ma un modo per dare ai bambini gli strumenti per affrontare il dolore.
Cosa possiamo fare?
- Usare parole semplici e oneste. Non servono eufemismi o storie irreali. Possiamo dire che il nostro animale è vecchio o malato, che il suo corpo sta cambiando e che, quando morirà, non soffrirà più.
- Ascoltare le emozioni. I bambini potrebbero essere tristi, arrabbiati o confusi. Non dobbiamo correggere ciò che provano, ma accoglierlo.
- Creare piccoli riti. Un disegno, una lettera, una candela accesa insieme possono aiutare a dare significato alla perdita.
- Mostrare che il dolore fa parte della vita. Non dobbiamo nascondere la nostra tristezza. Se ci vedranno affrontare il lutto con autenticità, impareranno a farlo anche loro.
Essere preparati non significa eliminare il dolore, ma accompagnarlo con consapevolezza.
Vale la pena amare, se poi dovremo soffrire?
La frase di Maria mi ha portato a una seconda riflessione: ha senso prendere un cane, se poi dovrò soffrire tantissimo quando arriverà il momento di salutarlo per sempre?
In fondo, non è una domanda solo sugli animali. È una domanda sull’amore in generale.
Ogni relazione profonda porta con sé il rischio della perdita. Ma se evitassimo di amare per paura del dolore, saremmo davvero più felici?
Avere un animale domestico è un atto di fiducia nella vita. È scegliere di costruire un legame, sapendo che quel legame ci cambierà per sempre, anche quando si concluderà.
Il dolore che proviamo quando perdiamo un animale è direttamente proporzionale all’amore che abbiamo condiviso. Ma questo non è un motivo per evitarlo: è un motivo per viverlo fino in fondo.
Gli animali ci insegnano l’importanza del presente. Ci insegnano la gioia delle piccole cose, la bellezza della semplicità, la capacità di esserci senza bisogno di parole.
E quando ci lasciano, non se ne vanno davvero. Restano nei ricordi, nelle abitudini, nei piccoli gesti che hanno cambiato la nostra vita.
La morte non cancella l’amore, lo trasforma
Se stai pensando di prendere un cane, ma hai paura del momento in cui dovrai dirgli addio, ti invito a riflettere su quanto amore un animale può portarti.
La morte non annulla i momenti vissuti insieme, non cancella il legame che si è creato. Lo trasforma in un’eredità emotiva, in un insegnamento, in un pezzo di noi che non sarà mai più lo stesso.
Gli animali ci lasciano, sì. Ma non ci abbandonano mai davvero.
Se ti va, scrivimi la tua storia: sarò felice di leggerti!
Costruiamo insieme una comunità che si supporta nei momenti difficili.
Ti abbraccio. ❤️
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